LA MATER ERRANTE

 

 

 

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Ho incontrato la Veneretta di Macomer qualche tempo fa, cercando le immagini della Grande Madre dell’area del Mediterraneo.

Ero rimasta molto colpita sia dalla statuetta di pietra che dalle parole degli  esperti, che la narravano come fanciulla trasformata anche nel corpo in funzione delle ritualità propiziatrici della fertilità, nata per essere sacerdotessa, coribante, di quei riti ancestrali.

Solo se osservata di profilo essa rivela l’opulenza dei glutei e delle cosce che segnano la sua appartenenza alle Grandi Madri generatrici. Vista frontalmente rimane sottile, quasi in un incedere che sembra non avere nulla a che fare con l’orgiastico.

Siamo sul finire del paleolitico, in un sito della Sardegna. Forse ha subito una deformazione del cranio, forse la mutilazione di un seno.

 

 

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Dopo molti mesi sono tornata su questa immagine, cercando io stessa non so bene cosa. Con occhi diversi da quelli del primo incontro ho visto la Veneretta trasfigurata nella Madre fanciulla, colei che ha generato e ha cura del bambino che ha partorito, che non danza ma incede, reggendo amorosamente, anche se con fatica, il figlio amato, che è tranquillo e dorme tra le sue braccia. Fugge da un destino che la voleva eterna fanciulla? Forse. Ma sicuramente avanza, i piedi sulla terra, alla ricerca di un luogo propizio dove fermarsi e vivere una nuova vita. Una fanciulla delicata e forte, amorosa e coraggiosa che si è trasformata. Nella sua determinazione amorosa suscita e si nutre di tenerezza.

Forse – ha detto qualcuno osservando il quadro che è nato da questo incontro – sta entrando in un rifugio, lasciandosi alle spalle la luce tagliente del ghiaccio. Forse – ha detto qualcun altro – è come la prua di una nave che viene avanti, aprendosi il cammino verso orizzonti sempre più aperti.

Per me la Veneretta è la Mater errante, col suo figlioletto.

 

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Credo di aver acquisito questo sguardo grazie alle tenerezza che mi è sgorgata inesauribile dal cuore quando per la prima volta ho visto Giorgio , il mio primo pronipote, accarezzato da Marta, mia nipote, mamma per la prima volta. E anche quando, sia pure solo in foto, ho visto la piccola Alondra appena nata tra le braccia della sua mamma, Gift, coraggiosa fanciulla nigeriana. E vicino a me c’era Francesco, a condividere tutta quella tenerezza nata dall’amore. 

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